GREEN SOY 30 CAPSULE – OTI
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Il contrasto dei disturbi della menopausa, ad oggi, può essere affrontrato tramite i fitoestrogeni,
principi attivi naturali di origine vegetale, che agiscono in maniera agonistica
sui recettori ormonali, mimando l’azione degli estrogeni.
Gli Isoflavoni, una importante classe di fitoestrogeni, si trovano in natura in diversi vegetali,
appartenenti soprattutto alla famiglia delle leguminose. Tra le specie commestibili
per l’uomo, la soya suscita il maggiore interesse ed in questa leguminosa gli isoflavoni
sono presenti come coniugati del glucosio (quindi sottoforma di glucosidi): si tratta della
daidzina, della genistina e della glicitina. Il metabolismo degli isoflavoni inizia già nel
primo tratto digerente con perdita del residuo di glucosio e formazione di daidzeina,
genisteina e gliciteina in forma libera. Da queste molecole derivano una serie di metaboliti
dotati di importanti attività biologiche. In particolare a livello intestinale, la microflora
batterica opera un’ulteriore importante trasformazione: qui la daidzeina viene
convertita direttamente in equolo. Successivamente, a livello del fegato, l’equolo viene
trasformato in equolo-glucoronide, il principale metabolita che svolge azione agonista
a livello dei recettori estrogenici. Allo stato delle attuali conoscenze, l’equolo è il più attivo
dei metaboliti (derivati dagli isoflavoni di soya) ad attività estrogenica.
Già da alcuni decenni si attua questo approccio alternativo alle terapie farmacologiche,
inserendo nell’alimentazione la soya o preparati contenenti gli isoflavoni, ma, solo
negli ultimi anni, si è stabilito che esiste una differenza fisiologica tra individuo ed individuo
nel metabolizzare fitoestrogeni.
Numerosi studi collegano i diversi fenotipi di conversione biochimica degli isoflavoni alla
presenza di una differente microflora a livello intestinale. Per questo motivo, solo una parte della popolazione è in grado di convertire efficacemente gli isoflavoni in Equolo
(fenotipo a più alta percentuale di conversione). La parte di popolazione con fenotipo
a più bassa percentuale di conversione può però trarre giovamento dall’assunzione di
miscele di probiotici che, colonizzando tratti di intestino, migliorano l’assorbimento e il
metabolismo degli isoflavoni di soya.